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Mi chiamo Edoardo e sono un bravo ragazzo, lo sono sempre stato. Preciso. Calmo. Meticoloso. So per certo che l’esattezza è una virtù. Avevo dieci anni.

È un settembre di molti anni fa, due amici di papà vengono a cena, prosciutto della nostra terra, capelletti fumanti nel brodo, risate e una chiacchiera che tira l’altra. Perché mio padre Giuliano è molto simpatico e conquista tutti.

“Dai Giuliano, il Dodi viene con noi sabato prossimo lo portiamo a vedere una gara di golf.”

Io non diedi molta importanza alla proposta ma contrariamente alle mie aspettative mia madre fu d’accordo .

Andammo così quel mattino grigio e piovoso ad assistere a quello che allora non sapevo mi avrebbe appassionato a tal punto da cambiarmi completamente la vita.

Ricordo che mia madre brontolò scocciata per tutte le 6 ore di gara, aveva freddo e diceva ch non le interessava per nulla vedere dove quella stupida pallina andava a finire ogni volta che qualcuno la centrava con il ferro.

Io no, non sentii nè il freddo nè la pioggia, rimasi affascinato da quello strano sport che fino allora non avevo mai seguito e di cui ancora non conoscevo le regole. 

Mi sentii attratto dai suoi rituali, dalle sue ferme regole, dalla precisione necessaria per riuscire a realizzare una buca, dalle sue origini, dal sapore antico della nobiltà inglese, dalle sue tradizioni che sapevano di larghi prati verdi nelle compagne del Sussex e di pause per gustare una calda tazza di té, in una fredda giornata vestiti di tweed, maglioni shetland, pantaloni a scacchi.

Capivo che per me il golf era importante.

Si adattava esattamente al mio carattere: perché il golf è uno sport di precisione ed io sono preciso, meticoloso, calmo, raffinato, contenuto, garbato.

Capii in fretta che il golf era simile a me come mai nessuno sport fino allora praticato.

Quella giornata volò, venne subito sera e mi allontanai con dispiacere da quei campi verdi.

Decisi che lì sarei tornato.

Presi a noleggio un ferro e un secchio di palline al campo pratica, e cominciai così a tentare i miei primi colpi. Mi vide il maestro e notò un certo stile.

Mi disse che nei giorni successivi iniziavano un corso per i principianti.

Mia madre riuscì ad accompagnarmi tutti i giorni visto che era settembre, non c’era la nebbia e nemmeno la scuola. Ebbi anche la fortuna che aprissero la primavera successiva un campo pratica vicino a casa accessibile economicamente.

Tutto volse in mio favore, una sorta di predestinazione come se un angelo del golf mi avesse aiutato.

Ora non riuscirei a pensare la mia vita senza il golf, la vedrei sicuramente più triste.

La passione per questo sport mi ha permesso di scoprire una disciplina vera e propria. Sportiva e interiore.

Non si dovrebbe mai percepire lo sforzo. Bisogna fare le cose più impegnative come se ci venissero naturali. Nella vita. Come nel golf. Un gioco, una passione, uno stile di vita che mantiene a dispetto dei secoli il suo spirito più autentico, fatto di sportività, fair play, armonia con la natura.

A letto presto la sera e sveglia al mattino.

Tutta questa routine sportiva, mi ha permesso di togliermi molte soddisfazioni:vittorie, riconoscimenti giovanili, articoli sui giornali locali.

Tutti mi dissero che potevo diventare un campione e che potevo fare il professionista ma io so quanto impegno questi risultati hanno comportato.

Quanti giorni ho passato sui campi nel freddo, sotto la pioggia di febbraio oppure sotto il terribile sole di luglio e nelle nuvole di zanzare che mi infastidivano nelle calde sere d’estate.

So che solo grazie all’entusiasmo che mi veniva dal cuore per quello che avevo capito essere la grande passione della mia vita potevo affrontare tutte le difficoltà che inevitabilmente avrei incontrato.

Certo posso dire che quella sera Mauro e Giovanna a cena a casa nostra cambiarono il senso della mia vita.

E a loro voglio bene anche e non solo per questo.

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